27 mar – Derivati bancari ancora una volta sotto accusa. La Procura di Bari ha chiuso un’indagine sulle cause del fallimento dell’industria Divania, che prima del crac dava lavoro a 430 operai e vendeva in mezzo mondo i suoi divani fabbricati in Puglia. Unicredit ha respinto ogni addebito confermando la “correttezza del proprio operato”.
Sotto inchiesta Ghizzoni e Profumo
La procura ha, quindi, inviato un avviso di conclusione delle indagini a 16 dirigenti Unicredit, tra cui l’ad Federico Ghizzoni e il suo predecessore Alessandro Profumo, ora presidente di Mps. La notizia, anticipata da l’Espresso.it, ha trovato conferma in ambienti giudiziari.
L’accusa di bancarotta
Per i banchieri l’accusa-base è di bancarotta: Divania era un’azienda sana che, secondo i magistrati, fu mandata in rovina da Unicredit attraverso ben 203 derivati-trappola, “falsamente presentati come contratti a costo zero”, che in realtà hanno esposto l’azienda a “rischi illimitati”, concretizzatisi in “perdite accertate per oltre 15 milioni di euro”, provocando così prima la chiusura della fabbrica e poi il fallimento, decretato nel giugno 2011. www.rainews.it