Colmo dei colmi: La Marina accusata di usare metodi brutali con gli scafisti!

Mare-Nostrum-nave-madre24 mar – Il 9 novembre scorso, a circa 500 chilometri a sud est di Capo Passero, la Marina Militare Italiana, in stretto coordinamento con la Procura di Catania, eseguì un decreto di sequestro disposto dalla predetta Autorità Giudiziaria di una nave madre con sedici scafisti a bordo, al termine di una complessa ed articolata operazione di sorveglianza, con l’ausilio persino di un sommergibile.

Adesso però spunta fuori un video, che mostrerebbe l’uso una mitragliatrice tipo MG che, da bordo di nave Aliseo, avrebbe sparato a scopo intimidatorio verso la nave madre in fuga una serie di raffiche. Evidentemente, ai bravi reporter che stanno facendo le pulci alla Marina, deve essere sfuggita la sequenza del video che abbiamo appena mostrato, diffuso dalla stessa forza armata in quell’occasione: dopo 17 seconsi si odono distintamente almeno cinque colpi di arma da fuoco sparati da bordo.

Che le raffiche furono sparate solo a scopo intimidatorio per fermare la fuga dei trafficanti di essere umani, dovrebbe apparire scontato, almeno a coloro che non ignorano il potenziale bellico di una fregata lanciamissili come l’Aliseo. Nessun “Far West sul mar Mediterraneo” quindi, come pure scrive un quotidiano nazionale; se lo scopo fosse stato spregiudicatamente “offensivo”, non sarebbero di certo mancati i mezzi alla nostra Marina.

Il risultato dell’operazione, come detto, permise alla Marina di assicurare alla giustizia italiana 16 trafficanti di esseri umani che, per fortuna, non furono gli ultimi ad essere catturati. Il Ministro della Difesa Mario Mauro, seguì personalmente tutte le fasi dell’operazione, congratulandosi infine con la Marina Militare per l’eccellente risultato conseguito.

Lo Stato maggiore della Marina, interviene sulla vicenda con una nota: «Il 9 Novembre u.s., nell’ambito dell’Operazione Mare Nostrum – si legge -, il dispositivo aeronavale ha localizzato e monitorato in forma occulta, per circa 48 ore, un’unità madre intenta al rimorchio di una imbarcazione con a bordo stipati, in condizioni disumane, 176 migranti. Dopo aver constatato l’abbandono del barcone rimorchiato in precarie condizioni di galleggiabilità, Nave Stromboli si è diretta a soccorrere i migranti, mentre Nave Aliseo, in acque internazionali, ha iniziato l’inseguimento della nave madre che tentava la fuga con pericolose manovre evasive rifiutando di farsi ispezionare nonostante ripetute ingiunzioni via radio, anche in lingua araba».

«Acquisita l’assoluta certezza di non colpire l’equipaggio della nave fuggitiva – spiega la Marina – , come ultima ratio, ricorreva all’uso delle armi in maniera progressiva per costringere ad interrompere la fuga e portare a termine l’arresto degli scafisti. Soltanto dopo circa due ore d’inseguimento la nave madre interrompeva la fuga e consentiva l’ispezione da parte di un team di Fucilieri di Marina. L’operazione condotta in stretto coordinamento con l’autorità giudiziaria ha consentito di assicurare alla giustizia 16 trafficanti di esseri umani».

Troppo presto, forse, abbiamo dimenticato le cifre tremende delle morti nel Canale di Sicilia: dal 1994 – ricorda Fortress Europe – sono morte oltre 6.200 persone, più della metà (4.790) disperse. Il 2011 è stato l’anno peggiore: tra morti e dispersi, sono scomparse almeno 1.800 persone, 150 al mese, 5 al giorno.

Per i nostri marinai – lo sappiamo bene – quelle appena citate non sono semplici cifre, ma esseri umani in carne ed ossa i cui corpi, molto spesso, sono stati recuperati proprio dalle navi della Marina militare; corpi di donne, bambini e giovani: vite spezzate nel tentativo di fuggire dagli orrori di una guerra o nella speranza di un futuro migliore.

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