15 febbr – «È in atto una strategia persecutoria contro la famiglia, un attacco per destrutturare la persona e quindi destrutturare la società e metterla in balia di chi è più forte e ha tutto l’interesse a che la gente sia smarrita. Nel torbido il male opera meglio». Lo ha detto senza mezzi termini il presidente della Cei Angelo Bagnasco, presiedendo l’inaugurazione dell’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico ligure.
RELIGIOSITÀ ROBA DA OMOFOBI. Non fa nomi Bagnasco ma è facile leggere un riferimento ai libretti dell’Unar intitolati “Educare alla diversità a scuola” destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori, pubblicati sotto l’egida della “Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità”.
Nei libretti, come vi abbiamo raccontato nel dettaglio, si definisce la famiglia padre-madre-figli come «uno stereotipo da pubblicità», il sesso maschile e femminile come un’astrazione, la lettura di libri in cui i protagonisti sono eterosessuali una violenza e la religiosità un disvalore che caratterizza gli omofobi.
MINISTERO ALL’OSCURO. Ma dell’iniziativa non erano a conoscenza né il Dipartimento delle pari opportunità né il ministero dell’Istruzione. «Di questa ricerca ignoravo addirittura l’esistenza», dichiara ad Avvenire il viceministro Maria Cecilia Guerra. «Non è accettabile che materiale didattico su questi argomenti sia diffuso tra gli insegnanti da un ufficio del Dipartimento Pari opportunità senza alcun confronto con il Miur».
«PREPARANO ALLE NOZZE GAY». Perfino il Corriere della Sera critica in parte «le raccomandazioni per gli insegnanti che hanno l’aria di essere una corsa in avanti un po’ troppo precipitosa» con lo scopo di «preparare il terreno al matrimonio omosessuale». Si vuole insegnare l’ideologia di genere? Lo si faccia «a viso aperto, non nel modo un po’ strisciante, all’insegna della correttezza politica per bimbi, cui fanno pensare le istruzioni dei tre libretti».
«COSÌ AUMENTA LA VIOLENZA». Anche perché, come afferma oggi su Radio Vaticana lo psicologo Marco Scicchitano, «cercando di dare un’educazione che spinge a non considerare le differenze che ci sono tra maschile e femminile, in realtà non si fa altro che enfatizzare la possibilità che i ragazzi sviluppino un’identità più fragile, meno sicura, meno aderente a quello che naturalmente si sentono di essere e questo poi – l’insicurezza – viene a formare il terreno psicologico di base che porta al bullismo, alla violenza».
e una vergognia. questi bambini non avranno infanzia