21 nov – Fa riferimento ad un “complotto fascista” la lettera trovata dagli inquirenti che stanno lavorando al caso dell’attentatore di Parigi. Il documento contiene “ragionamenti confusi”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Parigi, Francois Molins, che “ruotano attorno ad un complotto che mirerebbe a far tornare il fascismo attraverso l’azione dei media, delle banche, la gestione delle periferie” e si conclude con l’evocazione del Canto dei Partigiani, l’inno della resistenza francese. I mezzi di informazione sono accusati “di voler far ingoiare ai cittadini menzogne”.
Il procuratore della Repubblica di Parigi ha poi reso noto che il sospetto, Abdelhakim Dekhar, nato nel 1965 a Algrange, a nord di Metz, e’ in stato di fermo per tentato omicidio, rapimento e sequestro. Ormai e’ in condizioni di essere ascoltato. Particolarmente utile alla soluzione del caso si e’ rivelato l’appello a possibili testimoni fatto dalle autorita’. Poi la svolta, con la testimonianza spontanea dell’uomo che aveva ospitato il sospetto: lo conosce dal 2000, lo aveva incontrato a Londra dove lavorava nella ristorazione.
Successivamente lo aveva piu’ volte accolto a casa sua in Francia e la sua ultima visita risaliva al mese di luglio 2013, quando Dekhar era venuto a trascorrere un mese di vacanze, ma poi sembra sia rimasto piu’ a lungo. Il testimone avrebbe ricollegato il suo ospite al sospetto martedi’ sera e a quel punto gli avrebbe detto di non volerlo piu’ ospitare. L’attentatore allora avrebbe comunicato la volonta’ di togliersi la vita.
ADNKRONOS