Tunisia: canzoni anti-polizia, 2 rapper condannati a 21 mesi

carcere2 set. – Due rapper tunisini sono stati condannati a 21 mesi di prigione per aver insultato le forze dell’ordine in un brano cantato durante un concerto a Hammamet.
Nel dare notizia della sentenza che ha effetto immediato, il loro avvocato, Ghazi Mrabet, ha lamentato che i suoi assistiti non siano stati neppure informati del processo a loro carico.
“Il processo e’ iniziato venerdi’ senza che noi fossimo convocati”, ha spiegato il legale.
Ala Yaacoubi, conosciuto con il nome da rapper Weld El 15, e Klay BBJ, erano stati arrestati il 22 agosto durante un concerto a Hammamet per insulti a pubblici ufficiali, diffamazione e violazione della morale pubblica. Erano stati scarcerati l’indomani ma dopo la condanna rischiano di finire di nuovo in cella.

Secondo l’avvocato, i due non sono stati informati del processo e delle accuse, di cui sono venuti a sapere dai media locali. Il ministro della Giustizia e la magistratura si sono rifiutati di commentare le procedure e le decisioni del tribunale. Uno dei due, Weld El 15, era gia’ stato arrestato a giugno per una sua canzone dal titolo “The police are dogs” (“I poliziotti sono cani”) ed era uscito di prigione a luglio per una riduzione della pena in appello. Al momento dell’arresto, inoltre, il suo avvocato racconta che il rapper era stato violentemente picchiato, e afferma di avere un certificato medico che lo dimostra. Il processo al tempo fece scandalo: membri dell’opposizione e associazioni per i diritti umani parlarono di un’attacco alla liberta’ di parola. Il primo ministro islamista Ali Larayedh dichiaro’ invece che il ragazzo era stato perseguito “per incitamento alla violenza e all’uccisione di polizioti e magistrati”.

“E’ una vendetta”, ha denunciato Thameur Mekki, che guida un gruppo di supporto per musicisti, “perche’ le autorita’ non hanno capito che questi argomenti aumentano il dibattito pubblico, non i processi e le persecuzioni contro i rapper. Ci organizzeremo e ci mobiliteremo con il supporto delle organizzazioni per i diritti umani”.
Il processo e’ l’ultimo di una serie di casi che hanno infuocato il dibattito sui diritti umani in Tunisia. Ad agosto il cameraman Mourad Meherzi e’ stato sottoposto a detenzione preventiva per aver filmato un artista, anche lui arrestato, che lanciava un uovo al ministro della Cultura. (AGI)