5 lug – Dall’Orzo Bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat, dalla Star al Riso Scotti, fino al vino Chianti nel cuore della Docg del Gallo Nero, diventata proprietà di un imprenditore cinese. Sono molti e di prestigio i marchi storici dell’agroalimentare italiano finiti in mani straniere, per un valore complessivo, dall’inizio della crisi, di circa 10 miliardi di euro.
A sottolinearlo è il presidente della Coldiretti Sergio Marini sulla base di uno studio presentato all’assemblea nazionale oggi a Roma dove uno spazio è dedicato allo “scaffale del Made in Italy che non c’é più”, evidenziando come nel mondo ci sia “fame di Italia con una drammatica escalation nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale”.
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“I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica, investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, tipicità e qualità” dice Marini.
“Il passaggio di proprietà ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo – conclude il presidente Coldiretti – di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.
Una ‘fuga’ che si scontra con le preferenza dei consumatori tricolori: più di otto italiani su dieci (82 per cento) infatti cercano di riempire il carrello della spesa con prodotti Made in Italy al 100 per cento; di questi ben il 53 per cento li preferisce anche se deve pagare qualche cosa di più. Emerge da un sondaggio on line condotto sul sito www.coldiretti.it i cui risultati sono stati resi noti nel corso dell’assemblea dell’organizzazione agricola.
I politici e questo che vogliono, meno siamo e meglio stiamo. Ci vorrebbe un altro DUCE per sistemare l’Italia,e fucilare tutti sti politici sto.