Siria: ribelle mangia il cuore di un soldato dell’esercito siriano

ribelli siriani

14 mag.  2014 (LaPresse) – Un comandante ribelle siriano apre il petto al cadavere di un soldato dell’esercito governativo, gli strappa il cuore e lo porta allo bocca mangiandone un morso, promettendo lo stesso destino agli alawiti. Sono le immagini di un video ottenuto da Human Rights Watch, che condanna l’episodio chiedendo di nuovo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di fare in modo che i crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante il conflitto siriano siano portati davanti alla Corte penale internazionale. Secondo Hrw, l’uomo filmato nel video è Abu Sakkar, comandante della Brigata di Omar al-Farouq già implicata nell’aprile 2013 in attacchi indiscriminati sui villaggi libanesi di al-Qasr e Hawsh al-Sayyed.

L’organizzazione per i diritti umani con base a New York spiega di non intendere diffondere il video perché troppo cruento, nonostante esso sia reperibile online. Riporta che l’uomo identificato come Abu Sakkar, dopo aver rimosso gli organi dal cadavere, li tiene nelle mani e parla alla telecamera: “Giuro davanti a Dio, soldati di Bashar, che a voi cani mangeremo il cuore e il fegato! Takbir (Dio è il più grande, ndr)! Miei eroi di Baba Amr, massacrate gli alawiti e strappate loro i cuori per mangiarli!”. L’uomo porta poi il cuore alla bocca e sembra strapparne un morso. Hrw riferisce che l’identità del combattente ribelle nel video appare confermata, confrontando altri video e informazioni ottenute da giornalisti e altri comandanti ribelli.

“Un modo importante per fermare i quotidiani orrori della guerra in Siria, dalle decapitazioni alle mutilazioni alle esecuzioni, è togliere a tutte le parti il senso di impunità”, ha dichiarato Nadim Houry, vice direttore di Hrn per il Medioriente, secondo il comunicato dell’organizzazione. “Queste atrocità sono scioccanti, ma lo è altrettanto l’ostruzionismo dei membri del Consiglio di sicurezza che ancora non appoggiano che tutte le parti siano rimandate alla Cpi”, prosegue.  www.lapresse.it

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