6 nov – Quando si parla di fame nel mondo si pensa automaticamente all’Africa, ma bisognerà rivedere le convinzioni in materia, visto che nel Food Security Risk Index 2013, la mappa che evidenzia le zone a rischio di tutto il mondo (aggiornata ogni anno dagli esperti della Maplecroft, utilizzando i dati sulla sicurezza alimentare forniti dalla Fao), l’Italia è passata da “Paese a basso rischio” a “Paese a rischio medio” e condivide il suo nuovo status con aree quali vaste zone della Russia e della Cina, il Kazakistan, la Yugoslavia, il Sudafrica o il Gabon.
Peggio di così, ci sono le zone a rischio elevato ed estremamente elevato, come Etiopia, Somalia o Afghanistan. Che qualcosa sia cambiato in termini di accesso al cibo e sicurezza alimentare in Italia, lo confermano anche i dati dell’Agea secondo i quali gli italiani poveri che hanno chiesto un pacco alimentare o un pasto gratuito ai canali no profit che distribuiscono le eccedenze alimentari sono in aumento e hanno toccato, nel 2011, quota 3,3 milioni.
Numeri che parlano di una situazione “di disagio e sofferenza che incide su fasce sempre più allargate di popolazione, perché la crisi ha colpito trasversalmente segmenti sociali diversi, dagli anziani titolari di pensioni esigue alle famiglie e gli immigrati”. Lo spiega all’Adnkronos Stefano Masini, responsabile Consumi della Coldiretti, che evidenzia una larga flessione nell’acquisto dei prodotti alimentari di base, come il latte “che ha registrato oltre il 10% in meno negli ultimi 10 mesi” e il pane, anche se “la contrazione riguarda l’intero paniere alimentare”, sottolinea.