Bufera sulla cooperativa agricola Il Forteto, a due passi da Vicchio, Firenze, dove dagli anni Settanta vengono ospitati minori in
difficoltà. Finisce in manette uno dei fondatori, si tratta di Rodolfo Fiesoli, 70 anni, di Prato, accusato di maltrattamenti e violenza sessuale. L’uomo è da martedì mattina al carcere di Sollicciano dopo che la struttura è stata perquisita: l’accusa è violenza sessuale e maltrattamenti. Contro di lui, che negli anni ’80 era stato condannato a 2 anni per atti di libidine e maltrattamenti, ci sarebbero sette denunce e una ventina di testimonianze.
Tre gli episodi contestati, di cui uno su un minore, mentre la maggioranza dei casi sarebbe ormai prescritta. Per chi lo accusa Fiesoli, che
si fa chiamare “il profeta” e per i fedelissimi è una specie di taumaturgo capace di fare “miracoli”, avrebbe creato una specie di “fortino”, quasi una
“setta”, all’interno del quale usava metodi educativi coercitivi, con percosse e ore fatte passare all’interno delle celle frigorifere. Nelle denunce si
parlerebbe anche di abusi sessuali, “atti praticati e professati per liberare dal male i ragazzi” da un uomo che avrebbe predicato l’omosessualità e che al momento dell’arresto, oltre ad accusare un leggero malore, avrebbe ribadito di “aver fatto sempre del bene all’umanità”.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti all’interno della comunità, dove vivono un centinaio di persone e che ha la sua sede a Vicchio (Firenze) nel Mugello (oggi una delle principali cooperative agricole della Toscana che vende i suoi prodotti anche in vari paesi del mondo), il settantenne imponeva la separazione tra ragazzi e ragazze e ai coniugi veniva chiesto di non aver rapporti sessuali. Accuse che vengono respinte da il Forteto che in una nota ricorda la “correttezza” in 35 anni di attività e, con “piena fiducia nella magistratura”, difendono il loro fondatore, esprimendogli “piena solidarietà”.
Per i fedelissimi di Fiesoli “i ragazzi rifiorivano” mentre per chi ora lo accusa, magari a distanza di anni dagli abusi, spiega che ogni
sera c’erano riunioni obbligatorie durante le quali “veniva fatto un lavaggio del cervello”. Qualcuno di loro avrebbe spiegato di non aver mai denunciato prima quanto succedeva per «paura», ma anche per il timore di perdere “il posto”: nella cooperativa lavora un centinaio di persone metà delle quali risiedono in comunità.
Fiesoli, “un affascinatore”, avrebbe approfittato delle personalità più deboli, si dice nelle denunce, che venivano indotti al “distacco
totale dalle famiglie”. E proprio il padre di uno di questi ragazzi, nella primavera scorsa, avrebbe denunciato il cambiamento dell’atteggiamento del figlio dopo l’ingresso a Il Forteto. Da qui l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuliano Gianbartolomei. Domani Fiesoli incontrerà in carcere il suo difensore, l’avvocato Lorenzo Zilletti.
Non è la prima volta che il Forteto finisce sulle cronache. Luigi Goffredi e lo stesso Fiesoli furono arrestati all’inizio degli anni ’80 con l’accusa di aver compiuto violenze sessuali: rilasciati e rinviati a giudizio, furono condannati nel 1985 dalla Corte d’Appello di Firenze per maltrattamenti e atti di libidine. La Cassazione respinse il ricorso presentato da Fiesoli e Goffredi nel maggio dello stesso anno.
Nel 2000 una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per l’affidamento a Il Forteto di due bambini, figli di italiani emigrati in Belgio. Dal 2009 il Tribunale di Firenze non ha più affidato nessun minore alla comunità.